Museo archeologico e siti visitabili

Esplora il passato di Montelupo

Il materiale esposto e i pezzi in deposito ammontano a circa 3.000 reperti, di diversa origine. La realizzazione del Museo Archeologico ha consentito di attribuire una fisionomia museale definita a materiali di grande importanza, frutto di oltre trent’anni di ricerche effettuate nel cuore della Toscana Settentrionale.

INAUGURATO NEL 2007 NELL’EX COMPLESSO DI SAN QUIRICO E SANTA LUCIA, IL MUSEO ARCHEOLOGICO È UNO DEI PIÙ IMPORTANTI DEL SUO GENERE A LIVELLO NAZIONALE, PER LA QUANTITÀ DI REPERTI E PER LA DIVERSIFICAZIONE NEL TIPO DI RICERCA

Il centro espositivo, per la sua storia, ha una fisionomia peculiare che lo distingue da gran parte dei musei civici della Toscana e di altre regioni italiane, in ordine alla spiccata estensione geografica e all’importante cronologia di riferimento. In esso, infatti, sono esposti resti provenienti da oltre 160 stazioni preistoriche, i reperti protostorici degli insediamenti capannicoli del Valdarno, le prime tracce del popolamento e dei centri etruschi d’altura, la colonizzazione romana e le conseguenti radicali trasformazioni impresse al territorio, la lunga transizione al Medioevo e la nascita dei nuovi insediamenti che supportarono il miracolo della Firenze rinascimentale.

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Le altre aree archeologiche:

VILLA ROMANA DEL VERGIGNO

Uno straordinario esempio di abitazione romana rustica dell’epoca repubblicana

SITUATA TRA IL TORRENTE PESA E IL VERGIGNO, LA VILLA RISALENTE AL I SECOLO A.C. È UNO STRAORDINARIO ESEMPIO DI ABITAZIONE ROMANA “RUSTICA” DELL’EPOCA REPUBBLICANA E SI ESTENDE IN UN’AREA DI CIRCA 500 METRI QUADRATI, COMPOSTA DA UN’AMPIA PARTE RESIDENZIALE E DA UNA AGRICOLA.

Unica nella provincia di Firenze interamente ricostruita nella planimetria, la villa presenta un’imponente parte residenziale di 16 vani su due piani, che ricalca la tipologia della domus cittadina.

In basso oltre ad un ampio portico, si trovano le terme con il frigidarium, la vasca del tiepidarium, il laconicum per i bagni di vapore e il calidarium. In quest’ultimi due ambienti i pavimenti rialzati permettevano la circolazione sottostante dell’aria calda. Nella parte agricola della villa si trovano le aree destinate alle attività produttive, tra cui due fornaci per la cottura della ceramica; un ambiente per la spremitura dell’uva e altri due, col pavimento in malta e cocciopesto, per contenere il succo spremuto.

IL PARCO ARCHEOLOGICO DI MONTEREGGI

Un parco archeologico per riscoprire il popolo etrusco

I reperti ceramici e i frammenti anforacei ritrovati hanno evidenziato un insediamento di epoca protovillanoviana (XII-XI a. C.), precedente alle prime costruzioni etrusche della zona, databili alla metà del VI secolo a.C. L’esplorazione archeologica dell’acropoli ha poi rivelato la presenza di strutture sepolte, la cui associazione con reperti dal valore votivo ne suggerisce la destinazione ad area templare.

A seguito degli scavi citati, nel 1986 è stato istituito il Parco Archeologico di Montereggi, di cui molti reperti sono esposti presso il Museo Archeologico di Montelupo. Indagini recenti del sito hanno inoltre fatto emergere strutture murarie in conci d’arenaria di grandi dimensioni con un notevole alzato, grazie al quale si deduce che il pro filosommitale del colle di Montereggi sia in realtà un’imponente opera di terrazzamento.

AREA ARCHEOLOGICA DI BIBBIANI E TOMBA DELL’UOVO

L’area archeologica di Bibbiani è stata oggetto di scavo archeologico; nel 2005 sono stati rinvenuti i resti di una grande capanna (metri 14×6). L’area si trova in un bosco, inserita in un percorso trekking, ma al momento lo scavo non è accessibile.

Il sito della così detta “tomba dell’uovo” fu scoperto nel 2002 dal Gruppo Archeologico di Montelupo. Si tratta di una piazzola, realizzata colmando, sino a renderla piana, l’area spiovente di un costone roccioso: un muretto, del quale restano oggi due corsi di pietre, delinea al suo interno un cerchio di circa 25 metri di diametro. L’indagine archeologica ha dimostrato che non si tratta dei resti del tamburo di un tumulo monumentale, ma di un luogo utilizzato per esporre i defunti prima dell’inumazione: una prassi che trova un esempio assai significativo nella necropoli etrusca di Sarteano. La destinazione cultuale e funeraria del luogo è suggerita dal grande monolite a forma di uovo (elemento simbolico che spesso accompagna le tombe etrusche), collegato ad un sentiero di accesso con scalinata (oggi perduta), che era riservato ai sacerdoti. Sul lato meridionale, alla base del costone superiore – ove trovavano probabilmente posto i familiari del defunto che assistevano al rito – si sono rilevate tracce di uno stradello che, tramite un piccolo ponte che superava il rio, serviva al passaggio del carretto sul quale era depositata la salma ed ospitava gli officianti che accompagnavano il sacerdote. La tipologia del rito lascia presumere che si tratti di un luogo di culto etrusco riferibile al V secolo a. C.

Il centro espositivo, per la sua storia, ha una fisionomia peculiare che lo distingue da gran parte dei musei civici della Toscana e di altre regioni italiane, in ordine alla spiccata estensione geografica e all’importante cronologia di riferimento. In esso, infatti, sono esposti resti provenienti da oltre 160 stazioni preistoriche, i reperti protostorici degli insediamenti capannicoli del Valdarno, le prime tracce del popolamento e dei centri etruschi d’altura, la colonizzazione romana e le conseguenti radicali trasformazioni impresse al territorio, la lunga transizione al Medioevo e la nascita dei nuovi insediamenti che supportarono il miracolo della Firenze rinascimentale.